IL LABORATORIO TEATRALE

Il percorso, di circa 100 ore, è stato impostato in prima battuta come fase propedeutica, di recupero dell’attività in chiave di gioco: l’agire teatrale è, in fase di costruzione, gioco e scoperta di fantasia. Per appianare eventuali dislivelli nel punto di partenza dei partecipanti, abbiamo giocato, come i bambini giocano, anche se con uno scopo non sottaciuto, che è la rappresentazione e il racconto di una storia. Abbiamo anche scelto una strada ben precisa: il rifiuto dell’autorappresentazione delle tragedie personali, perché riteniamo che un siffatto percorso non sia utile all’uomo, al ragazzo, al ragazzino cresciuto troppo in fretta e per forza di cose, con tutta la violenza che comporta il mancato rispetto dei tempi di un vissuto umano.
Quindi, con la performance “LA PACE” raccontiamo una storia che sfiora determinati temi, ma con lo sguardo in avanti, lasciando andare la zavorra di un passato per certi versi da dimenticare, e allo stesso modo da curare, per far tesoro di avvenimenti e dinamiche che non devono mai più ripetersi. Siamo giocosi, siamo irriverenti, siamo stupidi e leggeri, siamo guitti e imperfetti, non vogliamo custodire i segreti di un’arte da mostrare con perfezione certosina, ma vogliamo esplorarla per capire come possa esserci utile per mostrarci in un gioco vero, di travestimento sincero, artigianale e sentito. Quindi, dopo la fase propedeutica, ci siamo dedicati allo studio della messa in scena tramite piccoli sketch, giocando sul ritmo del comico, accelerato e sincopato, spezzato e improvvisamente immobile: abbiamo giocato per il pubblico in maniera più consapevole, per poi poter giocare CON il pubblico, nel responsabile momento dello spettacolo.
Molte inclinazioni all’arte scenica sono venute fuori con naturalezza, l’impegno profuso dai ragazzi e i loro graduali progressi hanno stupito tutti noi, che non grande soddisfazione abbiamo osservato crescere, millimetro dopo millimetro, delle piante fragili su un terreno difficile, terreno di cui, in molti casi, i minori ignoravano anche l’esistenza. Adesso siamo pronti al grande salto sul palco, vogliamo, come gli antichi usavano fare per tramandare la storia degli uomini, raccontare una storia, svelando allo stesso tempo un segreto a tutti quelli che ci accoglieranno: pronti non si è mai veramente! È questa la chiave che ruoteremo nelle toppe dei nostri cuori emozionati, e nei nostri occhi più consapevoli.

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